L’insostenibilità dei danni da selvatici, localizzabile ormai su tutto il territorio nazionale, ha assunto una dimensione multi-ambito. Sul piano economico-produttivo, l’attività agricola è a rischio in molti territori e i fenomeni di abbandono imprenditoriale sono sempre più diffusi. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, senza trascurare le ripercussioni negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Il fronte salutistico vede la diffusione di malattie mentre in termini di sicurezza gli incidenti stradali, con numerose vittime, e i fenomeni di aggressioni dell’uomo crescono in maniera esponenziale. Ciò richiama all’urgenza di una valutazione d’insieme sull’inefficacia delle attuali politiche orientate alla mera conservazione della fauna, verso la definizione di un percorso di ampio respiro che introduca nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica. Tale percorso, sul piano concreto non può non passare per una revisione dell’attuale quadro normativo nazionale al cui interno un elemento altrettanto strategico diventa quello dell’organizzazione di una filiera delle carni selvatiche. Di pari passo, urgente un approfondimento in ambito europeo al fine di superare le attuali limitazioni e agevolare un percorso che vada ad uniformare quanto più possibile gli strumenti e le politiche, in materia di gestione della fauna selvatica, all’interno dell’Unione europea.
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