Proposte - Tavolo Filiere a vocazione territoriale
29 Novembre 2019
  1. Sviluppare relazioni stabili tra gli attori della filiera attraverso forme di aggregazione – cooperazione.
  2. Rilanciare e valorizzare il ruolo dei piccoli produttori quali protagonisti della salvaguardia sociale, economica e ambientale.
  3. Riconoscere all’agricoltura il ruolo di presidio del territorio, con particolare riferimento a possibili interventi e e progetti di manutenzione paesaggistica.
  4. Introdurre strumenti di comunicazione verso una maggiore chiarezza comunicativa che possa trasmettere al consumatore la percezione della qualità del prodotto e il suo stretto legame con il territorio.
  5. Favorire percorsi di formazione per gli operatori per accrescere la conoscenza intorno alle potenzialità e opportunità che il sistema territoriale è in grado di generare introno alle produzioni agricole.
  6. Introdurre politiche di valorizzazione dell’identità territoriale in un’ottica di sistema (enogastronomia, arte, cultura, paesaggio) puntando sulle interazioni tra le specificità locali. (Il territorio di riferimento non può contare su una monocoltura che faccia da traino ma piuttosto su una visione strategica d’insieme).
  7. Favorire percorsi di ascolto avviati dalla Pubblica amministrazione per valorizzare il meglio delle esperienze e trasferirle all’interno di iniziative, anche legislative.
  8. Riduzione dei costi di sistema lungo la catena del valore in modo particolare nelle fasi a valle (gdo).
  9. Migliorare l’accoglienza agevolando il legame tra turismoprodotti agricoli e territorio. La logica deve essere, da un lato quella di raccontare il territorio attraverso i prodotti distintivi che lo caratterizzano, dall’altro quella di identificare il prodotto attraverso il territorio.

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  1. Integrare il concetto di filiera nel sistema territoriale locale, coinvolgendo le diverse forze sociali ed economiche.
  2. Razionalizzare l’utilizzo dei fondi comunitari con progetti efficaci e procedure più efficienti e flessibili.
  3. Coordinamento e razionalizzazione del sistema istituzionale necessario ad introdurre ed attuare politiche di sviluppo imprenditoriale e di filiera.
  4. Sviluppare la logica della programmazione partecipata e concertata in un’ottica di sistema territoriale.
  5. Rafforzare gli strumenti interprofessionali e di aggregazione di filiera, anche sperimentando nuovi modelli organizzativi ed esperienze di successo avviate sul territorio nel recente periodo.
  6. Nelle strategie di filiera necessario lavorare, attraverso investimenti e politiche mirate, per integrare alcune fasi strategiche che ad oggi scontano limiti di diffusione (ad/es stagionatura nella filiera lattierocasearia).
  7. Valorizzare il legame qualità – distintività territoriale, partendo dalla tutela della biodiversità locale all’interno delle strategie di sviluppo.
  8. Cogliere le opportunità normative e strumentali disponibili (ad/es distretti del cibo), quali elementi protagonisti di una programmazione specializzata.
  9. Concentrare le politiche d’investimento verso progetti ad elevato contenuto innovativo (ad/es agricoltura 4.0) e su percorsi di alta formazione necessari ad incrementare il livello di specializzazione imprenditoriale e della manodopera.

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CAMPI BISENZIO

  1. Ampliare la dimensione classica di filiera verso un sistema organizzato che punti sul riconoscimento del territorio e sulle varie componenti e risorse (sociali ed economiche) diffuse a livello locale.
  2. Spingere ulteriormente sulle filiere di qualità certificata al fine di ampliare i flussi commerciali internazionali necessari a soddisfare la crescita di domanda globale di prodotti Made in Italy.
  3. Legittimare e valorizzare il ruolo degli agricoltori lungo la filiera riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che essi svolgono.
  4. Potenziare la fase di trasformazione su scala locale prevedendo misure e sistemi d’incentivo per la realizzazione di laboratori così da soddisfare la domanda proveniente dalle fasi a valle (distribuzione).
  5. Sviluppare iniziative e percorsi di programmazione tra filiere e ristorazione collettiva che riescano a remunerare l’intero sistema agroalimentare e territoriale.
  6. Puntare sull’innovazione in un’ottica di sistema che includa tutte le fasi della filiera. Dalla componente agricola, attraverso il sostegno alla ricerca varietale, alla fase industriale e fino alla commercializzazione.
  7. Sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie informative, in particolare quelle per lo sviluppo della vendita on-line e dell’e-commerce.
  8. Favorire la diffusione di conoscenze così da agevolare l’introduzione di innovazioni di prodotto e di processo. Costruire rapporti duraturi e stabili tra sfera imprenditoriale e Università anche con il coinvolgimento e il supporto delle associazioni di categorie e del mondo della rappresentanza.
  9. Puntare su una comunicazione che riconosca e legittimi il ruolo dei singoli attori della filiera.
  10. Le campagne di comunicazione devono esaltare i valori qualitativi, distintivi, sociali, etici ed ambientali rintracciabili lungo la filiera così da contrastare una comunicazione di tipo allarmistico e disinformativa che trova sempre più appeal presso i cittadini.
  11. Sviluppare reti di impresa necessarie ad accorpare le filiere soprattutto nelle realtà minori dove altrettanto strategico diventa il rapporto diretto tra agricoltore e consumatore all’interno dei canali di vendita aziendali.
  12. Rivedere le regole di politica agricola comune con particolare riferimento alle misure di mercato e alla possibilità di estenderle a tutti i principali comparti produttivi.
  13. Agevolare percorsi di ricambio generazionale ad elevata specializzazione e managerialità, favorire politiche di accesso al credito.

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  1. Favorire percorsi di aggregazione e distrettuali anche nelle filiere che hanno come protagonisti produzioni minori.
  2. Ampliare la dimensione classica di filiera sviluppando sinergie territoriali in un’ottica di sistema con il coinvolgimento delle forze economiche e sociali locali.
  3. Legittimare e valorizzare il ruolo degli agricoltori lungo la filiera riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che essi svolgono.
  4. Potenziare la fase di trasformazione/lavorazione delle materie agricole locali attraverso incentivi per la realizzazione di laboratori condivisi tra agricoltori.
  5. Sollecitare l’adozione di politiche di fiscalità agevolata per favorire processi di filiera allargata e di sistema.
  6. Puntare su percorsi sovra comunali che possano agevolare un’omogeneità territoriale amministrativa.
  7. Sollecitare l’attuazione di provvedimenti legislativi vigenti (ad/es legge 31 gennaio 1994, n.97) al fine di favorire la competitività delle produzioni locali e, quindi,, delle filiere ad esse riconducibili.
  8. Facendo tesoro delle esperienze di aggregazione territoriale vincenti (ad/es turismo) ampliarne le potenzialità ed utilizzarle come modello virtuoso per altre esperienze di filiera.
  9. Favorire la diffusione di un’offerta produttiva più attrattiva e coerente rispetto alle sensibilità e alle preferenze della domanda territoriale.
  10. Agevolare politiche di innovazione produttiva e di processo per ridurre la pressione dei costi produttivi agricoli.
  11. Puntare su una comunicazione efficace per valorizzare il ruolo degli agricoltori all’interno delle filiere.

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  1. Agevolare percorsi di aggregazione produttiva e organizzativa all’interno di filiere caratterizzate da frammentazione imprenditoriale (ad/es alcune realtà vitivinicole).
  2. In alcuni settori (orticole), puntare con maggior decisione sull’innovazione commerciale e raccogliere le opportunità collegate alla sfida ambientale anche sviluppando relazioni di filiera strutturate con la fase del confezionamento e del packaging.
  3. Nella filiera delle commodities (cereali) puntare sull’identificazione dell’italianità del prodotto e sull’aggregazione sindacale della componente agricola nella fase di contrattualizzazione con l’industria di trasformazione.
  4. Nei percorsi di valorizzazione delle filiere riguardanti le piccole produzioni locali, mettere al centro gli elementi legati alla salubrità dei prodotti, alla sicurezza alimentare e al territorio.
  5. Legare la sfida ambientale alla redditività aziendale.
  6. Costruire relazioni di filiera più organizzate così da cogliere le opportunità derivanti dalla sfida ambientale all’interno della commercializzazione, inclusi i piccoli esercizi commerciali.
  7. Puntare con decisione sulla vendita on-line anche attraverso percorsi per la formazione di professionalità specializzate.
  8. Individuare ed incentivare percorsi di formazione condivisa tra tutti i soggetti e gli attori “responsabili” delle singole fasi di filiera.
  9. Guardare con maggiore interesse alle relazioni tra agricoltura e turismo inteso a 360 gradi (andando oltre l’agriturismo) così da costruire rapporti stabili e duraturi.
  10. Favorire lungo la filiera il rapporto con i consumatori anche attraverso un’informazione adeguata sulle dinamiche di formazione dei prezzi dal campo allo scaffale.
  11. Accompagnare l’innovazione con normative certe e strumenti in grado di sviluppare concrete progettualità di filiera.
  12. Favorire l’aggregazione agricola sindacale/decisionale al fine di riequilibrare i rapporti di filiera, inclusi quelli all’interno dei Consorzi di tutela delle IG, tra produttori ed altre componenti.
  13. Favorire momenti di condivisone e relazioni sindacali stabili tra tutti gli attori della filiera territoriale.
  14. Maggior protagonismo della Pubblica Amministrazione nella fase di accompagnamento delle progettualità e dei percorsi di filiera.
  15. Ampliare la dimensione classica di filiera verso un sistema organizzato che punti sulla valorizzazione degli elementi distintivi territoriali.

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Tags: #filiereavocazioneterritoriale #Ilpaesechevogliamo


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