Proposte - Tavolo Enti locali e politiche europee
29 Novembre 2019
BENEVENTO
leggi le proposte- Sviluppo delle logica un programma unico più fondi (plurifondo) nella programmazione territoriale.
- Superamento della logica dei bandi rigidi verso l’introduzione di sistemi flessibili in cui la definizione di pre-condizioni da superare consenta l'accesso a sportello e/o a bandi con aperture a tempo nell'arco di uno stesso anno.
- Puntare su una programmazione che faccia dell’aggregazione e della collaborazione gli elementi vincenti all’interno dei percorsi di sviluppo territoriale.
- Ricalibrare il sistema elettorale alla luce del necessario mantenimento demografico territoriale e al fine di garantire un’adeguata rappresentanza politica a livello locale.
- Investire all’interno della programmazione in percorsi di specializzazione delle risorse umane necessari ad arrestare l’esodo rurale e l’abbandono delle attività produttive.
- Adottare nella programmazione locale politiche fiscali collegate alla demografia territoriale che sconta una diffusa senilizzazione e che quindi deve incentivare le nuove generazioni.
CAMPI BISENZIO
leggi le proposte- Avviare riflessioni concrete verso la definizione di una programmazione ampia e condivisa che punti sull’omogeneità territoriale, anche dal punto di vista socio-economico, superando i confini amministrativi (ad/es area appenninica).
- Pensare ad un modello partecipativo che coinvolga le esperienze territoriali diffuse sul territorio (GAL, Comuni, Cooperative di comunità).
- Puntare sulle opportunità della prossima riforma della politica agricola comune, a partire dallo sfruttamento delle potenzialità all’interno del Piano Strategico Nazionale.
- Agevolare ed incentivare percorsi di sistema territoriale capaci di avviare relazioni stabili e durature tra il settore agroalimentare, l’Istruzione, il lavoro, i servizi, e l’energia
- Puntare su percorsi di programmazione comunitaria che, attraverso obiettivi condivisi, possano minimizzare le differenze territoriali come accaduto con gli attuali strumenti della Progettazione Integrata di Filiera.
FABRIANO
leggi le proposte- Una legge quadro nazionale sull’Appennino da costruire attraverso un percorso partecipato con le comunità e le istituzioni locali.
- Valorizzare al meglio le potenzialità della legge sui piccoli comuni.
- Favorire una politica di agevolazioni fiscali per le aree interne ed il riconoscimento di un periodo di lungo corso per le zone terremotate anche attraverso lo strumento delle Zone Economicamente Speciali (ZES).
- Una nuova programmazione comunitaria particolarmente attenta alle aree interne anche attraverso sensibili percorsi di sburocratizzazione.
- Verificare tutte le ipotesi che possano riavvicinare i livelli della rappresentanza politica e istituzionale alle popolazioni locali.
PADOVA
leggi le proposte- Avviare riflessioni concrete verso la definizione di una programmazione ampia e condivisa che punti sull’omogeneità territoriale, anche dal punto di vista socio-economico, superando i confini amministrativi.
- Pensare ad un modello partecipativo che coinvolga le esperienze di valore diffuse sul territorio con un vero partenariato attivo.
- Puntare sulle disponibilità intrinseca nella prossima riforma della politica agricola comune, per valorizzare non disperdere le conoscenze ed i valori delle componenti istituzionali all’interno del Piano Strategico della futura PAC.
- Agevolare ed incentivare percorsi nei sistemi territoriali capaci di avviare relazioni stabili e durature tra il settore agroalimentare, l’Istruzione, il lavoro, i servizi, etc..
- Puntare su percorsi di programmazione ed implementazione della politica comunitaria che, attraverso metodi condivisi di lavoro, possano minimizzare le differenze territoriali con un principio di sinergie e collaborazioni non penalizzanti ed inclusive che consentano di non arretrare nella rendicontazione dei fondi assegnati al sistema paese senza creare fenomeni di rivalsa e/o competizione.
- Evoluzione non rivoluzione, per modernizzare i riferimenti ormai obsoleti dell’attuale PAC senza penalizzare/escludere quelle imprese e quei territori che, in assenza di un contributo comunitario rischiano un crollo con un conseguente abbandono di territori che diventano appetibili anche per fenomeni poco condivisibili sotto l’aspetto socio economico.
- Operare affinché il settore primario, che anche nelle regioni più competitive vive fenomeni di precarietà economica, non diventi un finanziatore occulto degli utili del settore della trasformazione e commercializzazione. La materia prima è una risorsa fondante del “Made in” ma non può rimanere penalizzata perché lungo la catena del valore non trova la giusta remunerazione.
- La PAC deve diventare non un mero aiuto ma un strumento di riequilibrio dello stare insieme per fortificare percorsi di sviluppo condivisi su scala territoriale.
- La definizione del Piano strategico della PAC deve essere il risultato di un lavoro condiviso fra tutti gli attori istituzionali con una operatività in grado di fare la differenza rispetto al passato.
- Il Piano strategico della PAC deve caratterizzarsi per l’introduzione di margini di semplificazione e di flessibilità da tempo richiesti dagli attori ai vari livelli.
- La riforma della Pac deve diventare uno strumento in grado di ristabilire quel colloquio tra territori ed istituzioni; un dialogo necessario ad innescare sinergie e percorsi condivisi all’interno di un modello partecipativo di un progetto di sviluppo.
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